Max Pezzali, Mauro Rapetto e Claudio Cecchetto (We Music) - screenshot Instagram
Claudio Cecchetto e gli 883, una storia infinita con tanti capitoli che si aprono giorno dopo giorno.
Il producer scoprì e lanciò Max Pezzali e Mauro Repetto con un’intuizione incredibile. Cecchetto oggi torna a parlare del duo in un’intervista al Corriere della Sera, dopo qualche settimana dall’uscita della serie tv su Sky “Hanno ucciso l’uomo ragno – La vera storia degli 883”, che ricostruisce la storia della band dalle origini al successo nazionale.
“Ho scelto gli 883 per il loro talento ma anche perché provenivano dalla provincia, da Pavia. Jovanotti è di Cortona, Amadeus è di Ravenna, Fiorello è di Augusta. Io cercavo proprio loro, persone talentuose che arrivavano dalle province – afferma il producer. Li scoprii io. Sono andati dove meritavano ma nessuno prima di me gli aveva dato retta”.
Max Pezzali durante un live (We Music) (Fonte @Instagram)
Cecchetto non sta guardando la serie in onda in queste settimane: “Sull’attore nulla da dire – spiega Cecchetto – gli attori fanno il loro lavoro. Ma le battute mi hanno lasciato perplesso. Nella serie mi presentano spiegando che vengo da Ceggia, che è vero. Poi, però, il mio personaggio dice: “Odio la provincia”. La verità è che le cose stanno all’opposto e non è affatto un dettaglio da poco”.
Il rapporto con Mauro Repetto è ancora ottimo. Il cantante conduce anche un programma per la sua radio, richiamando spesso il mondo legato alla band. “Mauro è un sognatore – spiega Cecchetto – realizza i suoi sogni con una dote che in pochi possono vantare: dopo averli realizzati ne trova continuamente di nuovi da inseguire, e così fece all’epoca, quando lasciò gli 883”.
Gli 883 si sciolsero nel 2002, quando Max Pezzali decise intraprendere la carriera da solista. Da quel momento in poi i rapporti tra i due non furono più meravigliosi. Ma il successo dei brani degli 883 furano legati senza dubbio a “fatti di vita comuni che però aiutavano gli ascoltatori che si sentivano meno soli a vivere questi piccoli e giovanili drammi quotidiani” racconta Cecchetto.
Dopo quel pezzo, il grande successo con “Hanno ucciso l’uomo ragno”, brano che intitola anche la serie. E Cecchetto racconta: “Nessuno scommetteva sul fatto che “la morte dell’Uomo Ragno” potesse diventare una storia di successo, spendibile sul mercato discografico. L’Uomo ragno era un eroe intoccabile. Ma le cose andarono come tutti sanno”.
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