
Un luogo dal fascino unico. Foto: IG, @secretumbria_italy - wemusic.it
Per chi riesce a varcare la soglia, l’Eremo di Santa Maria Giacobbe offre un’esperienza unica, fatta di silenzio, contemplazione e meraviglia.
Nel cuore dell’Umbria, tra le aspre pieghe del Sasso di Pale, si cela uno degli eremi più affascinanti e meno conosciuti d’Italia: l’Eremo di Santa Maria Giacobbe.
Accessibile solo attraverso un sentiero ripido e poco segnato, questo luogo sospeso nel tempo rappresenta un ponte tra storia, arte sacra e spiritualità profonda, offrendo un’esperienza immersiva lontana dal turismo convenzionale.
L’Eremo di Santa Maria Giacobbe: un gioiello nascosto tra le rocce
La prima citazione storica dell’eremo risale al 1295, anno in cui fu registrato nel censimento della Diocesi di Foligno. Da allora, il monastero ha mantenuto un’aura di mistero e solitudine, favorito dalla sua posizione difficile da raggiungere e dall’assenza di vie di accesso asfaltate.
Il percorso verso l’eremo parte dalla piazza di Pale, frazione di Foligno, e si snoda per circa un’ora lungo una salita impegnativa che culmina a 525 metri di altitudine. Qui, il visitatore è accolto da una vista mozzafiato sulla valle sottostante e dal silenzio che avvolge la piccola chiesa.
La struttura è semplice ma carica di significato: una facciata sobria con porta ad arco pieno, una finestrella quasi invisibile e un campanile a vela. Un restauro del 1712, testimoniato da una piastrella sul tetto, non ha cancellato però l’identità antica e profonda di questo santuario scavato nella roccia. L’abside è infatti ricavata direttamente nella montagna e le pareti interne sono decorate da affreschi che raccontano storie di fede, dolore, speranza e miracoli.
Arte sacra e misticismo tra le rocce umbre
Gli affreschi all’interno dell’eremo sono testimonianze artistiche di grande valore. La volta è dominata da un Cristo Pantocratore benedicente, circondato da angeli musicanti, opera di un pittore vicino alla scuola senese.
Sulle pareti si susseguono scene emblematiche come la Natività, dove Santa Maria Giacobbe osserva il Bambino deposto in una culla a forma di calice, e la Dormitio Virginis, rappresentazione della morte della Vergine e della sua incoronazione da parte di Cristo. Quest’ultimo affresco potrebbe essere attribuito a Cola di Petrucciolo, artista di matrice giottesca attivo tra Foligno e Orvieto.

Dietro l’altare emergono figure sacre scolpite direttamente nella roccia, tra cui Santa Lucia, San Luca, e la stessa Santa Maria Giacobbe. L’ingresso è decorato da un affresco di San Cristoforo con il Bambino, protettore dei pellegrini della via Lauretana, mentre altre immagini rappresentano santi come Sant’Agata e San Sebastiano, invocati per protezione contro malattie e calamità. Notevole anche la presenza del Santo Volto di Lucca, un’immagine enigmatica di Cristo vestito con piedi immersi in due calici, simbolo dell’Antico e Nuovo Testamento.
Un tempo, l’eremo ospitava una comunità di eremiti: gli ambienti erano spogli, con una cucina e una camera ora trasformata in museo di ex voto. Una cisterna scavata nella roccia raccoglieva l’acqua piovana, ancora oggi considerata miracolosa da alcuni pellegrini che la bevono con devozione.
Come visitare l’Eremo di Santa Maria Giacobbe
La visita all’eremo non è semplice né casuale: l’accesso è consentito solo su prenotazione con almeno tre giorni di anticipo, accompagnati da una guida locale. Il percorso richiede abbigliamento adeguato, scarpe con suola antiscivolo e scorte d’acqua, soprattutto in estate quando è preferibile evitare le ore più calde. Questa difficoltà di accesso contribuisce a mantenere l’atmosfera raccolta e mistica del luogo.
L’eremo rappresenta un santuario terapeutico e un rifugio spirituale, un luogo dove l’arte sacra si intreccia con la natura e la storia, custodito gelosamente da secoli. La devozione a Santa Maria Giacobbe, che alcuni studiosi collegano alla figura di Santa Maria Salome di Veroli, è stata probabilmente portata nella zona dalla famiglia Elisei, nobile casato locale, testimoniando un legame antico e profondo con la terra d’origine.