In “Farfalle”, Vlady prende per mano l’ascoltatore e lo porta dentro una metamorfosi che ha il profumo delle cose fragili e delle verità sussurrate.
La farfalla non è solo un’immagine: è la forma finale di un dolore che ha imparato a respirare. La canzone attraversa ricordi amari, rimpianti, notti insonni, ma non per indugiare nella sofferenza — per mostrarne la funzione: è il bozzolo che prepara le ali.
La voce di Vlady sembra posarsi sul brano come un battito d’ali, dolce ma deciso. Parla a chi ha smesso di lottare contro sé stesso e ha iniziato a farsi spazio.
Il ritornello è un rito di passaggio, una benedizione: “Lo chiamerai come tu vuoi, perché saprai che è solo tuo”. Il futuro torna ad avere un nome, una forma, un volto. E questa rinascita non brucia: illumina.
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