
In pochi conoscono la piramide più affascinante e misteriosa del centro Italia - wemusic.it
A Bomarzo, nel Lazio, sorge una piramide scolpita nella roccia che ricorda i templi Maya. Un sito affascinante, ancora senza datazione certa, immerso nel bosco e raggiungibile solo a piedi.
Nascosta tra la macchia boschiva della Tuscia, una struttura misteriosa affiora dalla terra come un relitto di civiltà lontane. Non è in Guatemala né in Messico, ma nel Lazio nord-occidentale, in provincia di Viterbo. Eppure il colpo d’occhio ha qualcosa di familiare per chi conosce i templi mesoamericani. La chiamano Piramide di Bomarzo, anche se il suo vero nome resta incerto. È un blocco di peperino lavorato, con gradini scolpiti e cavità rituali, attribuito alla cultura etrusca. Il suo fascino non sta solo nell’imponenza della forma, ma nel mistero che ancora la avvolge: nessuna datazione ufficiale, nessuno scavo archeologico sistematico. E molte domande aperte.
Un altare nella pietra: la struttura e le ipotesi sulla sua funzione
La piramide si trova poco distante dal borgo di Bomarzo, in un’area già nota per la presenza di tombe rupestri e reperti sparsi. Secondo gli studiosi, fu scoperta ufficialmente nel 1991, quando alcuni appassionati individuarono un enorme Sasso del Predicatore sporgere tra gli alberi. Ma in realtà, gli anziani della zona la conoscevano da tempo. Solo nel 2008, dopo un intervento di pulizia del sito, emerse la forma completa: 8 metri per 16, 35 gradini scolpiti in due rampe, vasche laterali, canalette scavate e due cavità nei fianchi. Elementi che hanno fatto ipotizzare una funzione rituale.

Il termine “Sasso del Predicatore” designa un tipo di monolite lavorato, frequente in contesti etruschi, utilizzato secondo la tradizione per cerimonie religiose o sacrifici. Le vasche e i canaletti potrebbero essere stati impiegati per raccogliere liquidi sacrificali, come suggeriscono alcune ipotesi. Altre letture, più audaci, retrodatano la piramide al periodo villanoviano, risalente all’XI secolo a.C., ma la datazione ufficiale più accreditata resta tra il VII e il IV secolo a.C..
Un’altra pista affascinante viene dagli studi di archeoastronomia: l’orientamento della sommità verso Nord-Ovest, in direzione della dimora degli dei inferi secondo le credenze antiche, fa pensare a un uso cerimoniale connesso ai cicli celesti. Dalla cima, spiegano gli esperti, si può osservare con precisione il movimento del Sole, della Luna e delle stelle Sirio e Antares. Un altare, forse. Un osservatorio, forse. O entrambe le cose.
Dove si trova e come raggiungerla: una meta per chi ama esplorare a piedi
Raggiungere la piramide non è immediato, e forse proprio questo contribuisce al suo fascino. Non ci sono biglietterie né cartelli turistici. Si cammina. Ci si addentra nella macchia etrusca. Le due vie principali per arrivarci sono la Via Cava delle Rocchette, un sentiero scavato nel tufo dagli antichi, oppure il percorso che passa dalla Necropoli di Santa Cecilia, costeggiando tombe rupestri e resti scolpiti nella pietra. Entrambi i tragitti si snodano tra vegetazione fitta, pietre antiche e silenzio assoluto.
Quando ci si avvicina, la piramide non appare subito. Si rivela lentamente, gradino dopo gradino. Dapprima un blocco irregolare, poi una forma precisa, scolpita con cura. La pietra è peperino grigio, la stessa di molti edifici storici laziali. A ogni passo cresce la sensazione di essere in un luogo non comune, fuori dal tempo. Alcuni visitatori lo paragonano a un set cinematografico, altri parlano di energia particolare. Ma tutti, senza eccezione, restano colpiti dalla presenza fisica di quella massa di pietra, così geometrica, in mezzo al bosco.
Bomarzo è nota per il Parco dei Mostri, ma chi ha camminato fino a questa piramide sa che esiste un’altra Bomarzo, più antica, più enigmatica, più vera. E forse, in fondo, non c’è bisogno di voli intercontinentali per provare il brivido dell’archeologia misteriosa. Basta una bussola e un paio di scarpe comode.