
Pc, tablet e smartphone: come riescono ad estrarre l'oro - Wemusic.it
Si può estrarre oro dai vecchi computer e dai vecchi smartphone: l’incredibile scoperta che ha scioccato in molti.
Una recente scoperta scientifica promette di rivoluzionare il modo in cui recuperiamo l’oro dai rifiuti elettronici e dai minerali, con un metodo innovativo, sostenibile e potenzialmente più economico rispetto alle tecniche tradizionali.
Un team di ricercatori australiani ha sviluppato un processo che permette di estrarre il prezioso metallo da vecchi smartphone, computer e altre apparecchiature elettroniche, superando le criticità ambientali legate all’uso di sostanze tossiche come il cianuro e il mercurio.
Un metodo sostenibile per estrarre oro da rifiuti elettronici e minerali
La ricerca, condotta dalla Facoltà di Scienze e Ingegneria della Flinders University di Adelaide, sotto la guida del professor Justin M. Chalker, ha messo a punto una tecnica basata sull’uso di un composto chimico chiamato acido tricloroisocianurico (TCCA) e di un assorbente polimerico derivato dallo zolfo. Il TCCA, un disinfettante ampiamente impiegato nella sanificazione delle piscine e delle reti idriche, viene attivato con acqua salata e, grazie a un catalizzatore alogenuro, permette di dissolvere l’oro contenuto nei circuiti stampati dei dispositivi elettronici usati.
Attraverso il processo di lisciviazione, l’oro passa dallo stato solido a una soluzione liquida idrosolubile, dalla quale può essere poi recuperato utilizzando il polimero a base di zolfo, elemento poco costoso e abbondante, spesso considerato un sottoprodotto dell’industria petrolifera. L’assorbente selettivamente lega il metallo prezioso, consentendo un’efficace separazione e recupero dell’oro in forma pura. Gli esperimenti di laboratorio hanno già prodotto un piccolo lingotto, dimostrando la validità del metodo.
L’oro è un metallo fondamentale nell’industria tecnologica globale: grazie alla sua eccellente conduttività elettrica e alla resistenza all’ossidazione, viene utilizzato nelle connessioni critiche di dispositivi come smartphone, tablet e computer. Sebbene la quantità presente in ogni singolo apparecchio sia limitata, il volume globale di rifiuti elettronici – che supera ormai le decine di milioni di tonnellate all’anno – rappresenta una fonte enorme e preziosa di metallo riciclabile.

Tradizionalmente, l’estrazione dell’oro dai minerali è basata su processi chimici che impiegano sostanze altamente inquinanti e pericolose, come il cianuro e il mercurio. Questi metodi non solo danneggiano gravemente l’ambiente, ma rappresentano anche un rischio sanitario per i lavoratori coinvolti nell’estrazione. Il nuovo processo sviluppato in Australia si propone di superare queste criticità, offrendo una soluzione più ecologica e sicura, in grado di ridurre drasticamente l’impatto ambientale relativo all’estrazione e al riciclo dell’oro.
Gli studiosi hanno sottolineato che, se la tecnica potrà essere scalata a livello industriale mantenendo le performance di resa e velocità dei metodi tradizionali, potrebbe trasformare radicalmente il settore dell’estrazione mineraria e del riciclo elettronico, rendendo il recupero dell’oro più sostenibile e accessibile. L’articolo scientifico che descrive questa innovativa procedura, intitolato “Sustainable gold extraction from ore and electronic waste”, è stato pubblicato sulla rivista di alto profilo Nature Sustainability, sottolineando l’importanza e la rilevanza della scoperta. Il team di ricerca ha inoltre sviluppato modalità di riciclo per i materiali e le sostanze chimiche coinvolte nel processo, rafforzando così il valore ambientale dell’intera tecnologia.
Il professor Chalker ha evidenziato che, nonostante i promettenti risultati, il metodo rimane ancora in fase sperimentale e necessita di ulteriori test su scala più ampia, in ambienti estrattivi reali, per valutarne la fattibilità commerciale e operativa. Inoltre, ha ribadito l’importanza di utilizzare queste sostanze solo in contesti professionali e controllati, sconsigliando qualsiasi tentativo artigianale di estrazione domestica dai rifiuti elettronici. Questa scoperta potrebbe aprire nuove strade per la gestione sostenibile delle materie prime e per la riduzione dell’impatto ambientale dell’industria tecnologica, contribuendo a una economia circolare più responsabile e innovativa.