L’INTERVISTA – Francesco Cavestri: ‘L’atto creativo è l’effetto del distacco dalle passioni e dai sentimenti’

 

Ospite della rubrica ‘L’INTERVISTA’ è Francesco Cavestri

‘Distaccati’ è il suo nuovo singolo: da cosa e da chi ritiene di dover prendere le distanze?

“Distaccati” nasce da una profonda riflessione in merito all’affascinante aspetto del creare, dell’atto creativo, fondamentale per qualsiasi artista (esso sia musicista, compositore, regista, autore, scrittore, ecc…).

La riflessione consiste nell’intendere l’atto creativo di qualità come effetto del distacco dalle passioni e dai sentimenti, ovvero un distacco dalle contingenze della vita reale per abbandonarsi alla bellezza dell’opera d’arte riuscita, in un ordine incantato che solo questa sa trasmettere e comunicare. L’abilità fondamentale di un artista deve quindi essere quella di fare certamente tesoro delle esperienze di vita e delle proprie emozioni rispetto ad esse, ma al contempo deve essere in grado di affrancarsene e concentrare l’attenzione esclusivamente sulla migliore riuscita possibile della propria creazione. È un atto meditativo, che l’artista ha l’obiettivo di rendere routinario, abituale, replicabile nelle più disparate circostanze: ecco perché nel brano “Distaccati (da “La Dolce Vita”) propongo, prima ad accompagnare il monologo e poi in una versione autonoma, una suite di suoni elettronici che si ripete in loop, permettendo man mano all’ascoltatore di entrare in sintonia con i suoni e liberarsi dalle contingenze.

La traccia è un dichiarato omaggio a Federico Fellini a trent’anni dalla sua scomparsa: in che modo ha condizionato la sua formazione lo straordinario immaginario dell’artista riminese?

Il mio primo incontro con Fellini è stato proprio grazie al film cui rendo tributo nel brano “Distaccati”, La Dolce Vita, uno dei più importanti capolavori nella storia del cinema. È una pellicola che al suo interno contiene tutto: dalle riflessioni sul tema dei vizi contrapposti alle virtù pure dell’arte (che ha bisogno di infinita quiete e silenzio per realizzarsi), passando per l’aspetto squisitamente estetico delle immagini, fino ad arrivare a rappresentazioni più tragiche come il personaggio di Steiner o la follia depressiva di Emma, la moglie di Marcello. Un altro aspetto che mi ha sempre affascinato di Fellini, oltre alla straordinarietà dei suoi film, è stato scoprire i tratti che hanno definito il suo personaggio (almeno quelli che lui condivideva pubblicamente) e soprattutto i racconti sulle sue modalità di lavoro: il regista riminese era solito realizzare i film partendo da una bozza di sceneggiatura che poi, nel corso delle riprese, subiva notevoli mutazioni, spesso rimodellandosi intorno ai personaggi e alle situazioni. Questa scelta, assolutamente coraggiosa e caratteristica del personaggio felliniano, comunica una grande propensione verso l’aspetto dell’improvvisazione, del reinventare e rimodellare sul momento schemi predefiniti, senza il timore di cambiare strada e, anzi, scorgendo nell’infinito spettro di possibilità di scelta una costante opportunità di crescita e miglioramento. In questa visione, Fellini diventa il più “jazz” tra i registi, un inventore instancabile sempre pronto a tracciare scenari inediti mettendo in discussione scelte e dettami pregressi. La frammentazione e ricomposizione del precostituito nel cinema di Fellini diventa metodo, così come avviene nella musica jazz, con il costante rimodellamento e rimodernamento di standards entrati nel linguaggio musicale condiviso.

Quali sono gli altri suoi riferimenti in campo artistico, da cui ha attinto nel percorso di crescita?

In campo musicale sono ovviamente influenzato da moltissimi jazzisti e compositori, su tutti il pianista Robert Glasper (che ha legato in maniera sistematica il jazz con generi affini come l’hip hop), Herbie Hancock, Bill Evans, Esbjorn Svensson, Miles Davis, Floating Points, J Dilla, Ryuichi Sakamoto, Ennio Morricone,… artisti di epoche e stili molto diversi tra loro ma che mi trovo a prendere come influenze di riferimento nel momento in cui vado a sintetizzare il mio linguaggio musicale. Indubbiamente le mie ispirazioni estetiche provengono anche da altri ambiti: dalle arti visive in primis, infatti sono molto contento di aver inaugurato in Triennale a Milano (durante il mio concerto del 31 ottobre durante JazzMi) un progetto nuovo che affianca al concerto che propongo con il mio trio un percorso grafico di immagini che reagiscono in tempo reale con la musica, dando vita, attraverso l’incontro di diverse forme d’arte (musica e arti visive), a un’atmosfera coinvolgente e interattiva.

Altre influenze derivano dal cinema (registi come Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Louis Malle, Agnès Varda, Paolo Sorrentino, sono una fonte di ispirazione costante rispetto alle atmosfere musicali che tento di rendere quando scrivo).

Menzione speciale alla mia predilezione verso la filosofia, che ho sempre amato: il mio nuovo album, dal titolo “IKI – Bellezza Ispiratrice”, è costruito intorno al concetto filosofico dell’IKI (splendidamente spiegato da Kuki Shūzō ne “La Struttura dell’IKI”), di cui il “Distacco” è tema culmine (ecco perchè ho scelto “Distaccati” come traccia di apertura dell’album).

Quali sono i progetti prossimi ed il sogno professionale da voler realizzare?

I progetti prossimi consistono nell’ultimare le pubblicazioni di due progetti a cui sono molto legato: l’album “IKI – Bellezza Ispiratrice”, in uscita su tutte le piattaforma digitali il 19 gennaio (distribuito da Universal Music Italia) e che presenta la collaborazione, tra gli altri di Paolo Fresu, e l’album contenente la colonna sonora che ho registrato per un Podcast di produzione RaiPlay Sound dal titolo “Una Morte da Mediano”. Le date di presentazioni delle nuove uscite sono in fase di definizione, tutte le novità saranno comunicate sui miei canali ufficiali (sito: https://www.francescocavestri.it/ e profili social).

Il sogno professionale da realizzare sicuramente poter viaggiare il più lontano possibile con la mia musica, toccando i più impensabili angoli del mondo con la musica che interpreto e scrivo, e continuare a metterla a disposizione di altre opere d’ingegno (come avvenuto per la colonna sonora che ho scritto per il Podcast Rai) in modo che al contempo possa valorizzare ed essere valorizzata.

 

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