Al Brancaccino va in scena la rivisitazione di ‘Questi fantasmi’ di Eduardo De Filippo

Prosegue al Teatro Brancaccino la seconda edizione dei Classici del secolo futuro, il format ideato dal Direttore Artistico dell’Accademia Stap Brancaccio, Lorenzo Gioielli, prodotto dalla Sala Umberto di Alessandro Longobardi. Dopo la rilettura di Macbeth e de le Baccanti, va in scena la rivisitazione di Questi fantasmi di Eduardo De Filippo.
“I nostri fantasmi” racconta un’epoca di precarietà ed incertezze. Un casolare fatiscente diventa motivo di riscatto per una famiglia della piccola borghesia. Si sa la miseria fa di necessità virtù e talvolta diventa necessità e virtù per qualcun altro. Di fronte ad una guerra tra poveri ci si condanna ad una cecità dell’anima, illudendosi di non far parte di quel pezzo d’umanità.

Lo spettacolo è scritto e interpretato dagli Allievi Attori del terzo anno dell’Accademia di recitazione, drammaturgia e regia Stap Brancaccio diretto da Lorenzo Gioielli. In scena Carlotta Solidea Aronica, Jacopo Badii, Ludovica D’auria, Assunta Del Pomo, Lara Galli, Rose Marie Gatta, Federico Gatti, Valeria Iovino, Pietro Lasciato, Mattia Lauro, Chiara Lorusso, Vittorio Magazzu’ Tamburello, Antonio Muro, Clarissa Rollo e Susanna Valtucci.

Attraverso la rassegna “Classici del secolo futuro – Quattro riscritture senza paura” i testi classici diventano irriverenti e vitali, nel rispetto non cieco ma attivo di quello che ci hanno lasciato e di come possano parlare alle nuove generazioni.
I “Classici del secolo futuro” restituiscono il nucleo pulsante e vivo del concetto stesso di “classico”. E chi meglio delle nuove generazioni può dialogare con le nuove generazioni? Si occupano della riscrittura e interpretazione dei testi gli allievi attori del Terzo anno della Stap Accademia di recitazione, drammaturgia e regia, provocati e sostenuti dagli insegnanti e dalle molte esperienze creative vissute nel triennio. Ogni atto unico è stato curato dagli insegnanti della Stap che hanno seguito i propri allievi nel percorso triennale.

Il tutto rispettando un teatro sinceramente popolare, giovane e emozionante.

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