
Perché nessuno va più in vacanza a luglio e agosto - wemusic.it
Il futuro del turismo estivo sembra quindi segnato da una profonda trasformazione, spinta da esigenze ambientali e sociali.
Il tradizionale boom delle vacanze estive a luglio e agosto sta subendo una battuta d’arresto senza precedenti, con un calo significativo delle prenotazioni nelle principali destinazioni turistiche mediterranee.
Un fenomeno che, secondo le ultime analisi, non è dovuto a motivi economici ma a cause ben più profonde e preoccupanti: i cambiamenti climatici e il fenomeno dell’overtourism.
L’impatto del clima sulle vacanze estive
Le ondate di caldo record che stanno investendo l’Italia e gran parte d’Europa, con temperature che superano i 40 gradi già a giugno, rappresentano solo la punta dell’iceberg di una crisi climatica che si sta manifestando con crescente intensità. Questi estremi termici si riflettono direttamente sulle scelte dei viaggiatori: secondo dati recenti, le prenotazioni turistiche estive sono in calo dell’8% nei Paesi mediterranei, con numerose cancellazioni dovute proprio al disagio e ai rischi per la salute associati al caldo torrido.
Il clima, ormai imprevedibile e spesso estremo, rende le tradizionali mete estive meno attrattive: spostarsi durante l’alta stagione diventa non solo scomodo ma potenzialmente pericoloso, spingendo i turisti a preferire periodi più miti come la primavera o l’autunno.

La Grecia, ad esempio, ha registrato un aumento del 20% di visitatori proprio in primavera 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024, mentre località spagnole mostrano un trend simile.
Overtourism: il sovraffollamento che allontana i turisti
Parallelamente, il fenomeno dell’overtourism sta diventando un ostacolo sempre più insormontabile per le destinazioni più gettonate. Le città d’arte e le spiagge più rinomate sono spesso congestionate da numeri di visitatori tali da compromettere la qualità dell’esperienza turistica e la vita quotidiana dei residenti.
Non a caso, molte località stanno adottando misure drastiche, come il contingentamento degli accessi e l’introduzione di nuove tasse per chi arriva o utilizza veicoli privati, nel tentativo di preservare il patrimonio ambientale e culturale.
Le proteste degli abitanti locali contro il turismo di massa sono in aumento, segno di una crescente insofferenza verso un modello turistico che rischia di diventare insostenibile sul lungo periodo, riducendo l’appeal delle destinazioni durante i mesi tradizionalmente più frequentati.
Verso una rivoluzione del turismo e del lavoro
Le ripercussioni di questi cambiamenti si estendono oltre il settore turistico, influenzando anche il mondo del lavoro e le strategie aziendali. Molte imprese del comparto stanno già rivedendo le proprie offerte, proponendo pacchetti vacanza primaverili con prezzi più vantaggiosi e incentivando i viaggi fuori stagione. Le compagnie aeree, in particolare, stanno potenziando i voli primaverili verso il Mediterraneo a scapito dell’estate.
Una trasformazione più radicale potrebbe coinvolgere i calendari lavorativi: è sempre più concreta l’ipotesi che le attività chiudano durante i mesi tradizionalmente estivi per spostare le ferie in periodi meno caldi e affollati, come maggio o settembre. Un cambiamento che fino a pochi anni fa sarebbe sembrato impensabile ma che oggi appare necessario per adattarsi a un contesto climatico e sociale in rapida evoluzione.