
Giovanni Allevi, racconta il suo percorso ( Fonte IG @giovanniallevi ) - wemusic.it
Dal primo malore sul palco alla diagnosi, fino alla composizione di un brano dedicato alla vita: il racconto intimo del pianista.
Il 2 giugno 2022, sul palco di Vienna, Giovanni Allevi si preparava a esibirsi. Era una serata importante, ma qualcosa non andava. La febbre non lo abbandonava da giorni, e quel mal di schiena – che sembrava solo fastidioso – si sarebbe presto rivelato il primo segnale di un cambiamento profondo. Quella notte, il pianoforte rimase in silenzio. Il dolore era troppo forte. Poco dopo, l’esito degli esami stravolse tutto: mieloma multiplo. Una diagnosi che arrivò come un terremoto. «Mi è tremata la terra sotto ai piedi», dirà poi Allevi. Le metastasi erano già ovunque: femore, bacino, cranio.
Il corpo che crolla, la mente che resiste
La scoperta della malattia ha aperto un percorso lungo e difficile. Il dolore fisico si è sommato a quello emotivo. Allevi ha raccontato di come, in una notte, si sia risvegliato completamente calvo, senza preavviso. «Non mi sono impressionato», ha detto, come se fosse stato pronto. Durante le terapie ha dovuto assumere oppiacei, poi ha affrontato una crisi d’astinenza da Fentanyl, durata due settimane. Un passaggio traumatico, che ha richiesto lucidità e forza.

In mezzo ai cicli di chemioterapia e alle notti in ospedale, ha trovato il modo di non crollare: non smettere di sentirsi se stesso. Anche quando il corpo lo tradiva, anche quando il dolore lo spingeva al limite. Ha continuato a raccontarsi, a scrivere, a comporre. Il suo legame con l’identità di artista non si è mai spezzato.
La malattia, pur con tutta la sua ferocia, non è riuscita a spegnere quella voce interiore che lo ha sempre guidato. In quella voce c’era la musica. Ed è proprio lì che Giovanni è tornato a rifugiarsi.
La musica come luogo sicuro, e come risposta
Nel momento più buio, la musica ha fatto quello che sa fare meglio: ha dato forma a ciò che non si può dire. È nata così “Nostalgia: Adagio cantabile per Violoncello e Orchestra d’Archi”, una composizione scritta con addosso tutto il peso della diagnosi. Ogni nota, ogni silenzio, è parte di una riflessione profonda. Le sette lettere della parola “mieloma” sono diventate suoni, sequenze, melodia. L’arte, in questo caso, è diventata testimonianza.
Allevi non ha mai parlato di guarigione come traguardo, ma di resistenza. Resistere al dolore. Resistere alla paura. Resistere alla tentazione di arrendersi. «La mia anima è disperatamente aggrappata alla vita», ha detto. E lo fa suonando, ancora.
Il suo percorso non è solo quello di un paziente, ma quello di un uomo che ha deciso di restare fedele alla propria essenza, anche quando tutto il resto sembrava sgretolarsi. Oggi, la sua musica è ascoltata con orecchie diverse. Non è solo bellezza: è vita vissuta, lotta e riscatto. Un richiamo a chi ascolta, per ricordare che ogni nota può diventare un modo per resistere.