Polistrumentista, autore ma anche backliner: l’intervista a Marco Ziliani

Sopra, dietro, sotto e davanti al palco, Marco Ziliani sta bene ovunque. Classe ’95, talento ed entusiasmo da vendere e un curriculum nel mondo della musica vastissimo.

Da backliner a cantautore e musicista il passo è stato breve e dopo “Foro Boario” e “Bar Franca”, il 29 Maggio è uscita la sua “Piazza Vittoria”, una canzone che Ziliani definisce “La connessione di due città, Genova e Bolognano nella prima è iniziata e finita una love story, nell’altra c’è il motivo per cui a volte, basta davvero poco per non prendere seriamente un rifiuto”. Una canzone che musicalmente, richiama il mondo funky moderno mentre, per quanto riguarda la melodia e il testo, ha il sapore dell’indie pop del momento.

 

Ciao Marco, iniziamo a parlare un po’ di te. A fine maggio è uscito il tuo singolo “Piazza Vittoria”. Raccontaci un po’ che strade hai preso per arrivare fino a qui.

La mia passione per la musica è nata abbastanza presto, quando a 3 anni suonavo pentole e padelle. Poi è arrivata la mia batteria che oggi considero quasi mia moglie. A 7 anni ho iniziato a prendere lezioni e dopo qualche anno, non si sa per quale motivo, dei ragazzi della scuola musicale che frequentavo, tra l’altro molto più grandi di me, mi hanno chiesto di unirmi a loro e da lì ho iniziato a frequentare i palchi. Ma penso che il picco della mia carriera è stato quando ho iniziato a suonare con il mio insegnante di educazione fisica delle superiori, lui chitarra acustica e voce e io batteria. Ovviamente poi ho avuto sempre 10 con lui!

Il 2014 poi è stato l’anno di XFactor, dove con i The Wise, siamo arrivati fino ai live. Durante questa esperienza ho conosciuto Jonathan Bonvini, il fonico di palco, e tramite questa conoscenza sono finito al Magnolia (Circolo Magnolia di Milano, ndr) dove ho iniziato a lavorare nella gestione dei live che è diventata quasi una passione culminata poi con il tour di Calcutta.

Tutte queste esperienze hanno sicuramente influito sulla tua musica, che unisce suoni moderni con testi dal romanticismo estremamente attuale. Quali sono state e quali sono le tue fonti d’ispirazione?

Uno degli aspetti più postivi delle esperienze che ho fatto da backliner è che lavorando con tanti artisti mi porto a casa sempre un grande bagaglio di ispirazioni. Dopo 52 date con Cosmo “Festival, polizia polizia!” ti entra nelle ossa e poi Edoardo (Calcutta, ndr) è sicuramente una grande fonte d’ispirazione sia a livello musicale che a livello umano, infine dal tour con i Calibro 35 è nata la voglia di sperimentare con sonorità funky differenti da quelle a cui ero abituato. Così mi sono avvicinato a band come Parcels, Metronomy e Vulfpeck.

Uno dei miei miti assoluti è Rino Gaetano ma è quasi intoccabile, così come i The Clash e The Beatles che mi hanno accompagnato per un lungo periodo della mia vita. Poi c’è la triade Jet, Franz Ferdinand e Blur che per me sono stati quasi obbligatori ad una certa età.

E in questo vasto panorama musicale ci sono stati dei momenti che hanno particolarmente segnato il tuo cammino?

Un turning point della mia vita musicale è stato quando mi sono ritrovato casualmente davanti al primo album degli Arctic Monkeys (Whatever people say I am, That’s what I’m not, 2006) e già dalle prime note avevo capito che sarebbe cambiato tutto e Matt Helders è diventato il mio modello di batterista.

L’altro punto fondamentale è stato il tour dei Calibro 35 quando ho riscoperto il mondo funky che esploro spesso soprattutto nel “progetto Ziliani”.

Raccontaci un po’ cosa intendi per “Progetto Ziliani”.

Faccio sempre un po’ fatica a definirmi “artista”, ho talmente tanto rispetto per quelli che io definisco artisti che mi viene difficile accostarmici. In questo progetto ci sono io che canto e ci metto la faccia ma al mio fianco c’è sempre Thias che si occupa della produzione.

Anche “Piazza Vittoria” è frutto di un lavoro di squadra quindi?

Piazza Vittoria inizialmente era totalmente diversa, il testo e la linea melodica erano all’incirca quelli attuali ma ogni volta che l’ascoltavamo sembrava mancasse qualcosa. Poi un giorno Thias mi ha mandato una versione da lui modificata che ci è piaciuta subito. Abbiamo aggiunto giusto un giro di basso, nato casualmente durante un pomeriggio in saletta, la chitarra e la cassa-in-4 che ormai è quasi un marchio di fabbrica; e così è nata “Piazza Vittoria”.

In questo momento si sta aprendo un panorama nuovo per il mondo nella musica; in un periodo di grandi cambiamenti quali sono i tuoi progetti?

Ovviamente spero che si possa tornare al più presto a fare il nostro lavoro e magari che questa situazione possa portare delle migliorie nel settore. Dall’altro lato ho paura che le cose possano anche peggiorare. Spero che il pubblico abbia capito che la musica non è solo piacere e passione ma ci sono persone che vivono grazie ad essa. Dietro ad un live c’è sempre una squadra che non si vede ma è necessaria per garantire lo spettacolo.

Da artista invece il mio più grande sogno sarebbe fare l’inno del Brescia Calcio, perché suonare al Forum era troppo scontato (ride, ndr.)

A parte i sogni, a breve uscirà una nuova canzone che si chiamerà “Sabbioni”, ovvero una spiaggia vicino a casa mia, che parla di una ragazza che vive a 17.000 km di distanza.

Marco ma la posso scrivere questa cosa o è top secret?

No no tranquilla, scrivi pure. E ti dirò di più: magari ci sarà anche un disco!

 

 

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A cura di Elisa La Sala

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